Loggia dei Mercanti (Piazza Banchi)

Storia


La zona di Banchi, sita fra la Foce del rivo di Soziglia e la confluenza con l’asse di S.Luca, dovette configurarsi come piazza già nel X secolo dato che, nel XII – XIII secolo, la già Piazza dei Banchieri (banchi) aveva una fisionomia ben definita e un centro commerciale di tutto rispetto. Tuttavia, dopo l’incendio del 1378, una nuova edificazione andò a sostituirsi a quella antica; in questo contesto si iscrivono anche i Palazzi Di Negro e i loro portici, che contribuirono al nuovo assetto urbanistico della zona. Le modifiche più radicali che investirono la Piazza, portandola ad avere l’aspetto che oggi conosciamo, sono quelle messe in atto verso la fine del XVI secolo, quando furono progettati una serie di interventi per ampliare e “raddrizzare” l’area stradale di Soziglia.
I lavori di urbanistica inclusi nel progetto di Strada Nuova, che portarono ad un rinnovamento su ampia scala, andarono a ricoprire Piazza Banchi di quella veste monumentale consona al ruolo di centro vitale della città che le era proprio; così.

 

Le Guide


Carlo Giuseppe Ratti, 1780

Ratti descrive brevemente la Loggia dei Mercanti, fornisce alcune informazioni riguardanti le dimensioni dell’edificio e poco altro riguardante gli artisti coinvolti: «ammirabile in vero per essere tutta di un volto, sostenuto in due lati da più colonne di marmo, senza chiavi di sorte veruna, sebben ella sia lunga palmi genovesi 140., larga 90., ed alta a proporzione. L’architettura è d’ordine dorico, e l’Alessi ne fu l’autore. L’effige a fresco della B.Vergine, e de’ SS. Giovambatista, e Giorgio sopra la porta al di dentro, è di Pietro Sori. Ma la grand’arma della Repubblica nel soffitto, dipintavi prima da Battista Brignole, fu a’ nostri giorni, restaurandosi il tetto, coll’istessa misura, e disegno rinnovata del Giolfi».
La Loggia dei Mercanti venne costruita nel 1595; la paternità del progetto è attribuita ad Andrea Ceresola, il Vannone. Alla decorazione scultorea si alternarono Battista Carlone con Battista Bagutti, Taddeo Carlone con Battista Orsolino. Nell’ultimo conflitto Mondiale la Loggia venne gravemente lesionata e in quelle circostanze andò perduta la grande statua di Cavour, opera di Vincenzo Vela.

Anonimo, 1818

L' Anonimo Genovese descrive così Piazza Banchi: «Sebben piccola, ella è regolare nella sua figura, che è un perfetto quadrato. Metà di essa appartiene al Quartiere della Maddalena, e l’altra all’opposto del Molo. La linea […] che li divide prosegue dalla strada Orefici tagliando la piazza al Ponte Reale», ma è la Loggia ad essere descritta con dovizia di particolari. «A levante della Piazza, e in faccia alla bella strada al Ponte maestosa si innalza la gran Loggia vaso superbo d’architettura del celebre Galeazzo Alessi. Nella facciata vedonsi scolpiti trofei militari, che l’adornano. Ha quivi l’ingresso con tre archi, e sei colonne: cinque ne ha al lato di mezzogiorno; con altrettanti gruppi di esse, sedici in numero tutte di marmo bianco, e a ordine dorico. La sua figura è un quadrato lungo 140. palmi, largo 90; ed alto a proporzione. Nel fondo a levante è una gran porta e al di sopra un bello affresco in cui è dipinta, da Pietro Sorri, la Beata Vergine col Bambino e i SS. Protettori Gio’. Batta e Giorgio. La parte di tramontana, oltre a un bel sedile di marmo ha una rappresentanza d’architettura corrispondente all’ordine opposto. Nella gran volta è dipinta a colori vivissimi, l’arma di Genova a gran scudo, opera del pennello del celebre Abbate Giolfi. Il pavimento è tutto da grandi lastre di marmo bianco ricoperto. Il lato di mezzogiorno è chiuso da un parapetto, a cui sono appoggiate molte botteghe in legno di merzari, chincaglierie ed altro. Gli archi di sopra son chiusi da invetriate. Dovrebbonsi chiudere parimenti gli altri tre archi a ponente, per renderne l’ambiente più dolce all’inverno. Sarebbe poi bene sgombrarla dalle anzidette botteghe, e destinarla alle radunanze del commercio, per i Sensali Banchieri e Agenti delle Operazioni Commerciali. Al contrario ella è abbandonata al pubblico al segno che ella è il ricettacolo della feccia dei paesi, massime alle ore della notte che riceve oscuri agenti di un commercio infame.»

Federico Alizeri, 1875

Nella Guida del 1875, Alizeri descrive la Loggia Banchi con queste parole: «[…] da noverarsi senza alcun dubbio fra gli edifizj più degni della nostra città […].
L’amplissimo prostili, fiancato da robuste colonne binate d’un bel dorico, l’ardita vòlta a grand’arte concatenata per tanto spazio, le maschie decorazioni e la elegante severità del complesso, svegliano il desiderio di cercare l’architetto che non seppe impaurire a cotale faccenda.»
Alizeri riporta la voce, da lui stesso definita quasi una diceria, che l’architetto della Loggia sia Galeazzo Alessi; ipotesi del tutto infondata in quanto le date non concordano. Sono altri, i nomi che vengono citati: «Di questa età fiorivano in Genova il Lurago e il Vannone, e a questa Loggia sopravvisse di ben molti anni il secondo, eccellente maestro a comporre siffatti edifizj, e in voltare solai assai presso al meraviglioso.
E quel che aspetta ad esecutori, era spento quell’Antonio Roderio che tanto giovò agli architetti, ma vegliava all’alzar della Loggia Francesco suo figlio, non indegno del genitore. E intorno ai marmi si affaticarono i più laboriosi ed esperti a trattare scalpello. […] verso cotanto pregio di architettura parran leggeri quegli ornamenti che in varj tempi o vi si fecero o vi si mutarono […]. Quel che fu primo sussiste ancora, ed intatto; ed è quell’affresco di fronte all’entrata che ha N.D. coi santi patroni della città, colorito da Pietro Sorri […].
All’epoca stessa Battista Brignole dipinse nell’ampia vòlta lo stemma della Repubblica, rifatto poscia nel 1839 […]. Un Antonio Caldeley fiandrese vi aveva pur dipinto di prospettiva, simulando i binati delle colonne ov’è il chiuso delle pareti. Ceduta nel 1839 dal Comune alla Camera di Commercio, la Loggia fu sgomberata de’ bugigattoli che ad uso di botteghini l’assiepavano[…] indi nel 1850 dai nuovi possessori decorata a risalti in istucco tracciati dal Canzio, e d’invetriate che fingon l’aperto per ciascun lato.
Ultimamente la detta Camera con liberal dispendio pose […] l’immagine del grande statista Camillo di Cavour […]. La statua è lodata fattura del lombardo Vincenzo Vela»


Bibliografia Guide

  • Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 110
  • Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 181
  • Ratti Carlo Giuseppe, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura autore Carlo Giuseppe Ratti pittor genovese, Genova, Ivone Gravier, 1780, pag. 128-129
Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022